TorinoFilmFestival le conclusioni

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di Patrizia Monzeglio

Calato il sipario sul 42° Torino Film Festival, il bilancio della manifestazione può dirsi più che
positivo. Senza snaturare il suo obiettivo primario, quello di essere luogo incontro del nuovo
cinema internazionale e dei registi emergenti, questa edizione ha alzato il livello di attenzione
sull’evento ospitando nomi importanti e anteprime mondiali. La risposta del pubblico, che ha
riempito le sale e ha atteso agli ingressi i divi più famosi, ne è una conferma. Quello che possiamo
aggiungere noi è di esser stati testimoni della grande disponibilità che artisti di fama come Sharon
Stone, Ron Howard, Angelina Jolie, Pupi Avati e altri, hanno mostrato negli incontri con la stampa
ed il pubblico, più di quanta a volte dimostrano personaggi di secondo piano.
Con la cerimonia finale di sabato sono stati assegnati i premi ufficiali (quello per il miglior film nella
sezione lungometraggi è andato al belga “Holy Rosita”) e in chiusura di serata è stato proiettato in
anteprima mondiale il film “Waltzing with Brando” di Bill Fishman, con protagonista Billy Zane
(foto), che fa rivivere sullo schermo un incredibile Marlon Brando.
La storia è tratta dal libro di memorie dell’architetto Bernard Judge che aveva avuto modo di
lavorare per l’attore fra il 1969 e il 1974. Il sogno della star americana era all’epoca quello di
costruire un resort a Tetiaroa, isola di sua proprietà in Polinesia, rispettando l’ambiente e la
biodiversità di un luogo incontaminato. Il personaggio dell’architetto è centrale in una storia che
racconta le difficoltà nella realizzazione di un progetto avveniristico e il film ripercorre i vari
momenti della relazione fra i due uomini, una collaborazione professionale che a poco a poco si
tramuta in amicizia, messa a dura prova dal carattere imprevedibile e anticonformista di Marlon
Brando e dalla sua determinazione a voler superare anche l’impossibile.
Se il nostro parere sull’interpretazione di Billy Zane nella parte del Marlon Brando polinesiano può
essere condizionato dall’assenza di termini di paragone, quello sulle scene del set del “Padrino”,
di “Ultimo tango a Parigi, o sull’intervista in tv, non può che essere di grande ammirazione, là dove
diventa difficile separare realtà e finzione.
«La prospettiva di interpretare un ruolo del genere presentava una grande sfida – ha confessato
Billy Zane – l’unico modo per avvicinarmi alla storia è stato cercare di immaginare come potesse
essere Brando, di procedere con calma e senza ossessioni». Guardandolo sullo schermo e
considerando che, a detta del regista, gli unici trucchi usati sono stati «una parrucca e una gobba
sul naso» la sfida può dirsi vinta.
“Waltzing with Brando” descrive un breve pezzo di vita di quel personaggio enigmatico e
controverso che fu Marlon Brando, facendoci apprezzare la sua sensibilità per le battaglie civili e la
sua anima ecologista e visionaria. Abbracciando il punto di vista di chi ha avuto modo di incontrarlo
e frequentarlo senza mai riuscire a conoscerlo nel profondo, la figura di Brando non può che
essere quella di una inarrivabile star del cinema con cui si è fatto “un giro di valzer” in un certo
momento della propria esistenza, per poi tornare alla vita di prima che, per Bernard Judge, non
sarà più la stessa.
Coerentemente con il messaggio del film, una parte dei proventi della pellicola andrà
all’organizzazione “no profit” polinesiana di Tetiaroa per la difesa della biodiversità e dell’ambiente.