
Concluso il ciclo congressuale Azione Alessandria guarda alla sanità
Riceviamo e volentieri pubblichiamo un intervento del presidente provinciale di Azione Giuseppe Repetto e del segretario provinciale di Azione Giovanni Barosini


Il ciclo congressuale di Azione si è concluso con la definizione del posizionamento centrista, partendo dalla concretezza dei temi.
In provincia di Alessandria, si terrà a breve un evento pubblico sulla questione Sanità. Scelta non casuale, considerato che fu il primo argomento toccato cinque anni fa dall’appena costituito partito. Da allora i problemi si sono aggravati, portando alla conclamata crisi del Servizio Sanitario Nazionale, una istituzione fondamentale per la qualità della vita e la coesione sociale, che va difesa e rilanciata.
La prima questione è nazionale e riguarda il sottofinanziamento del sistema. Da più parti si nega questo aspetto. Lo nega il Governo Meloni che sostiene di aver portato il Fondo Sanitario Nazionale ai massimi storici. Vero in termini nominali, ma falso in termini reali. A parità di potere d’acquisto, il fondo del 2024 è stato inferiore a quello del lontano 2009, e quello del 2025 è inferiore a tutti quelli degli anni dal 2016 al 2021. Lo nega anche chi sostiene che il problema non sia la quantità dei finanziamenti ma la qualità e l’efficienza della spesa. E’ vero che l’efficienza della spesa pubblica è un obiettivo da perseguire, ma le macroscopiche carenze del SSN in materia di strutture e soprattutto di personale reclamano immediate adeguate risorse. Il processo di recupero dell’efficienza della spesa richiede competenze specifiche e porta frutti, limitati, sul medio periodo, incompatibile con la criticità attuale.
Il secondo livello è regionale, essendo le Regioni i gestori del sistema sanitario, abilitate tra l’altro a negoziare con lo Stato l’entità delle risorse finanziarie attribuite.
Nella nostra provincia, poi, ci dibattiamo da tempo con problemi a tutto campo: il nuovo ospedale di Alessandria, ruolo e funzione degli altri ospedali, l’incerto percorso delle nuove case di comunità previste dal PNRR, l’insieme delle problematiche che vanno sotto il nome di medicina del territorio. A quest’ultimo proposito, la carenza di medici di famiglia o, secondo la corretta definizione formale “medici di medicina generale”, rappresenta, specialmente per la popolazione più anziana che vive nelle realtà periferiche, un serio problema. Nel contesto, si inerisce la ventilata trasformazione dei medici di famiglia da liberi professionisti convenzionati in dipendenti del servizio pubblico, ipotesi che sembra aver incontrato la contrarietà degli interessati. La questione, nel complessivo quadro dell’assistenza territoriale, è secondaria e non risolutiva di per sé. L’obiettivo è trovare una soluzione che combini il mantenimento del rapporto fiduciario medico-paziente e la vicinanza territoriale, con la continuità dell’assistenza, utilizzando anche, in modo integrato e non sostitutivo, le opportunità offerte dalla telemedicina. Non dimenticando che la soddisfazione degli addetti ai lavori è un prerequisito del successo di ogni riforma, ma la priorità va attribuita alla soddisfazione dei bisogni dell’utenza. Questo insieme di questioni sarà dibattuto nel prossimo evento pubblico nel quale Azione offrirà proposte e occasione di confronto.