Qualità, diversificazione e il futuro del vino cooperativo

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Dalla forza del modello cooperativo alla strategia di diversificazione dei mercati, il settore
vitivinicolo del sud Piemonte si prepara ad affrontare un contesto internazionale complesso.
Il basso Piemonte è uno dei cuori pulsanti della viticoltura italiana, con 20 cantine sociali
aderenti a Confcooperative Piemonte Sud che ogni anno trasformano circa un milione e
300 mila quintali di uve in vino Doc e Docg. Numeri che raccontano non solo la vocazione
produttiva di Asti, Alessandria e Cuneo, ma anche la capacità delle cooperative di generare
valore economico e sociale sul territorio, grazie a un modello che mette le persone al centro.
Oggi, però, le prospettive del comparto vitivinicolo devono fare i conti con le incertezze
legate ai dazi americani. Il presidente di Confcooperative Piemonte Sud, Mario Sacco,
commenta così il quadro attuale: «la situazione è ancora incerta e c’è confusione sulla
percentuale di tassazione che il governo Usa vorrà applicare al nostro settore
agroalimentare e agli alcolici, comparto in cui sembra si voglia comprendere il vino».
Un’incertezza che suggerisce un momento difficile per la vitivinicoltura del territorio e per
l’intera filiera, perché «se il vino non si vende, si pro­durrà meno uva, e se si produr­rà meno
uva le nostre terre cambieranno».
Eppure la sfida che si prefigura viene vista più come un’opportunità che come una crisi dalla
cooperazione del sud del Piemonte, che punta a una strategia che Sacco riassume in due
parole: diversificazione e qualità. «Alcune nostre cantine hanno sviluppato contatti
commerciali con molteplici nazioni estere, tra le quali l’America ricopre solo un piccolo
ruolo». E aggiunge: «i nostri associati stanno puntando proprio sulla creazione e sulla
commercializzazione di prodotti di raro valore, un’eccellenza che viene apprezzata sia
all’estero sia in Italia. Gli Americani saranno proprio così contenti di paga­re di più per un
prodotto che prima costava di meno, in no­me di una sorta di strana guer­ra commerciale?
Se non lo compreranno più, lo venderemo ad altri, a per­derci saranno loro».
La convinzione che diverse nazioni continueranno a prediligere i prodotti piemontesi,
riconoscendone il valore che li contraddistingue da sempre, è forte. E la cooperazione
agricola del sud del Piemonte continuerà a restare fedele ai suoi consumatori affezionati in
tutto il mondo, rispettando la sua vocazione per l’export e per la ricerca continua di alti
livelli qualitativi. Una visione che rivela in modo lampante la coesione e la capacità di
adattamento del mondo cooperativo, pronto a difendere e rilanciare un patrimonio produttivo
e culturale che rappresenta un’eccellenza del Made in Italy.
In tale contesto il legame con il territorio resta un elemento distintivo, come sottolinea Sacco:
«sono molte le persone che prendono la propria auto o il treno per venire dalle nostre parti
ad acquistare il vino che facciamo noi, direttamente da chi lo produce, alla ricerca di
qualcosa che non trovano nelle grandi metropoli. Il nostro vino è un prodotto che ha
attraversato secoli e generazioni per essere consegnato intatto sulle tavole odierne».
La vicepresidente di Confcooperative Piemonte Sud con delega all’agricoltura, Rosa
Oberto, condivide la posizione del Presidente e aggiunge: «il periodo è così complicato che
è pressoché impossibile fare previsioni. Come sempre però, il valore delle persone e la forte
dedizione al lavoro nel mondo cooperativo faranno la differenza. La cooperazione nasce per

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affrontare le sfide del mercato con coesione e competitività. I cambiamenti ci mettono alla
prova, ma non ci spaventano: l’adattamento è parte della nostra natura. Restiamo al passo
con i tempi e saremo sempre pronti ad affrontare nuove sfide».