MONTALDEO UN BORGO IMMERSO NEL VERDE DELL’ALTO MONFERRATO

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Prosegue il viaggio alla scoperta dei borghi dell’alessandrino.

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Oggi il breve viaggio ci porta attraverso le verdissime colline dell’alto Monferrato ovadese, in un territorio da sempre caratterizzato da storia e conflitti. La destinazione è il piccolo e suggestivo borgo di Montaldeo. Il toponimo del paese ha origini latine, derivando da “Mons Alpherius” o “Mons Alpeo”, a indicare la sua posizione collinare.

Le prime tracce storiche del borgo risalgono all’anno 925, quando un atto ufficiale dei re Ugo e Lotario lo donò all’abbazia di San Marziano di Tortona. In quel periodo, Montaldeo era parte della marca obertenga, governata dal marchese di Gavi, un’area strategicamente importante che divenne spesso oggetto di contesa. La storia di Montaldeo è segnata da vicende alterne. Nel 1224, il borgo fu distrutto dalle forze genovesi, un evento che evidenziava le tensioni e le lotte di potere tra le città e i signori dell’epoca. Tuttavia, la sua importanza strategica portò a una rapida ricostruzione. Nel 1271, il Comune di Alessandria si occupò di far risorgere il borgo dalle sue ceneri, contribuendo a ridefinire il suo ruolo nel panorama locale.

Nonostante la ricostruzione, Montaldeo rimase un punto di conflitto per molti anni, conteso a lungo tra gli alessandrini, il marchese del Monferrato e i genovesi, che si contendevano il controllo della regione. Il borgo pertanto è un luogo ricco di storia, immerso in un paesaggio di colline coperte di vigneti e valli attraversate da corsi d’acqua. Un viaggio nel passato, attraverso strade che portano a scoprire le radici profonde del Piemonte.

Il borgo di Montaldeo è dominato in particolare al suo imponente castello ed arricchito dalle sue chiese. Il fulcro del paese è il magnifico castello dei Doria, una fortezza medievale che domina il paesaggio. Costruito su un sito preesistente, probabilmente romano, il castello fu distrutto nel 1224 e successivamente ricostruito dopo l’ennesima aggressione genovese. L’imponente struttura del castello, ricostruito nelle attuali forme a partire dal XV secolo ha forma di parallelepipedo che, con la sua mole, pare sproporzionato rispetto alle modeste dimensioni dell’abitato. Nel corso dei secoli, passò di mano tra diverse famiglie nobili, tra cui i Trotti, assoggettato da Francesco Sforza per i duchi di Milano, ai Grimaldi, per poi diventare proprietà della famiglia Doria che tuttora lo detiene. La sua architettura fortificata, con mura e fossato, lo rende un esempio ben conservato di fortezza medievale. L’edificio è noto nella zona per la leggendaria presenza del fantasma di Suor Costanza Gentile e quale luogo che, nel lontano 1528, vide l’uccisione del dispotico feudatario alessandrino Cristoforo Trotti e della sua famiglia.

Accanto al castello, il borgo ospita edifici religiosi di grande interesse. La Chiesa Parrocchiale di San Martino, dedicata al patrono, è un punto di riferimento spirituale e artistico. Sebbene sia stata modificata nel tempo, al suo interno conserva opere d’arte sacra che raccontano la devozione della comunità. L’interno è neoclassico a navata unica, contiene il pregevole altare settecentesco in marmo rosa dono della famiglia Doria. Interessante anche il crocifisso processionale settecentesco decorata in argento battuto nei suoi “canti”. Sulla strada che attraversa il borgo che sembra un lungo serpentone, si affaccia anche l’oratorio dell’Assunta detto anche l’Oratorio dei Battuti risalente al XVI secolo. Si tratta di un piccolo edificio con una semplice porta d’accesso a due battenti con un semplice ma elegante portale. Sopra di esso, sotto al culmine del tetto a capanna un grande finestrone lunettato permette alla luce d’entrare nella piccola navata. Invece nei pressi del cimitero vi è la chiesa dedicata a Santa Caterina che venne edificata nel 1653 dove sorgeva una cappella dedicata alla Santa, per ringraziarla dell’aiuto ricevuto quando le truppe spagnole, al comando di Gian Galeazzo Trotti, arrivati in prossimità della cappella di Santa Caterina, improvvisamente retrocessero. Nessuno ne conosce in realtà la causa ma gli abitanti di Montaldeo lo attribuirono all’intercessione della Santa. In fondo al paese in uno slargo, dove si erge anche l’edificio del Municipio, un tempo ospitante le scuole, vi è l’oratorio dei SS Sebastiano e Rocco. Questo edificio fu costruito nella seconda metà del XIX secolo in sostituzione di uno assai più antico che venne demolito per realizzare una nuova strada, che ancora oggi viene detta “la ringhiera”. Interessante anche la Pieve di San Michele che sorge su una lieve altura in posizione decentrata rispetto al centro del paese. L’edificio è in stile romanico, dovrebbe essere del XII secolo, anche se qualcuno afferma che sia ancor più datato. Fu questa la prima chiesa parrocchiale di Montaldeo e conserva preziosi affreschi del XV secolo raffiguranti “Arcangelo Michele e Santi” nella sua unica navata. Invece dall’altura dove si erge la cappella di san Gottardo, posto lungo la strada che conduce a Mornese, si gode di un magnifico panorama sull’intero borgo e il suo maestoso il castello. Per ulteriori informazioni sui borghi piemontesi suggeriamo la collana di Dante Paolo Ferraris “Girovagando per il Piemonte”.