John Lennon: 45 Anni Dalla Scomparsa di un’Icona Ribelle – Una Vita in Musica e un’Eredità Infinita
di Nico Colani

Oggi, 9 ottobre 2025, segna il 45° anniversario della nascita di John Lennon, uno dei più grandi musicisti e pensatori del XX secolo. Nato come un ragazzo ribelle di Liverpool, Lennon ha rivoluzionato la musica, incarnato lo spirito della controcultura e predicato pace in un mondo turbolento. La sua morte non fu solo la fine di una vita straordinaria, ma un trauma collettivo che ancora riecheggia. In questo articolo per il giornale è un omaggio personale, al grande artista rivoluzionario per la sua influenza sulla musica pop e rock con i Beatles.
Ripercorriamo i suoi inizi umili, l’ascesa fulminea con i Beatles, la carriera solista e quel fatale 8 dicembre 1980. Parleremo dell’assassino, dell’impatto devastante sul mondo e, con un tocco di fantasia, di cosa sarebbe potuto essere se la tragedia non fosse accaduta. Perché Lennon non è solo storia: è un invito eterno a immaginare.
Gli Inizi: Da Liverpool a un Sogno Skiffle
John Winston Lennon nacque il 9 ottobre 1940 a Liverpool, in mezzo ai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, in una famiglia operaia segnata da instabilità. Sua madre Julia lo abbandonò presto, affidandolo alla zia Mimi, mentre il padre Alf sparì in mare. Cresciuto in un ambiente modesto, John era un adolescente turbolento, espulso da scuola per il suo spirito irriverente, ma già affascinato dalla musica rock ‘n’ roll americana di Elvis Presley.
Nel 1956, a soli 16 anni, fondò una band skiffle chiamata The Quarrymen, ispirata al folk-rock semplice e accessibile del momento, suonando chitarra ritmica in pub e chiese della zona.
Era un gruppo di amici di quartiere, con John come leader carismatico e sarcastico, che cantava cover di Buddy Holly e Lonnie Donegan.
Il turning point arrivò nel luglio 1957, durante un concerto in una chiesa di Woolton: lì incontrò Paul McCartney, un chitarrista quattordicenne talentuoso. John lo reclutò immediatamente, impressionato dalla sua abilità nel suonare “Twenty Flight Rock”.
Poco dopo si unì George Harrison, e nel 1960, dopo vari cambi di nome (tra cui Johnny and the Moondogs e The Silver Beetles), nacquero i Beatles, con Ringo Starr alla batteria al posto di Pete Best. Iniziarono a esibirsi nei club di Amburgo, affinando un sound grezzo ma esplosivo che mescolava rock, R&B e umorismo britannico. Quegli anni formativi – notti insonni, sigarette e prime canzoni – forgiarono il Lennon che avremmo conosciuto: un poeta ribelle con un debole per le provocazioni.
La Fama Esplosiva: I Beatles e l’Ammirazione dei Giovani Anni ’60
Fu con i Beatles che Lennon divenne una leggenda. Nel 1962, il loro primo singolo “Love Me Do” scalò le classifiche britanniche, seguito da “Please Please Me” e l’album omonimo. Ma la vera esplosione arrivò nel 1963-1964: la Beatlemania invase il mondo, con urla isteriche di fan adolescenti che vedevano nei quattro di Liverpool un simbolo di ribellione contro il conformismo post-bellico.
John, con la sua voce nasale e testi ironici, era il volto più tagliente del gruppo: in “I Want to Hold Your Hand” o “She Loves You”, catturava l’innocenza dell’amore giovanile, ma già in “Help!” (1965) emergeva un velo di vulnerabilità. Cosa rese Lennon così ammirato dai giovani degli anni ’60? La sua onestà brutale e il rifiuto delle norme. In un’era di Guerra Fredda, diritti civili e contestazioni, i Beatles – e John in primis – incarnavano la libertà: capelli lunghi, moda eccentrica, droghe psichedeliche e musica sperimentale come in “Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band” (1967), che rivoluzionò l’album rock.
Lennon divenne “l’uomo del decennio” per la sua personalità caustica, che parlava direttamente ai cuori ribelli: frasi come “We’re more popular than Jesus” (1966) scandalizzarono i conservatori ma esaltarono i teen.
Entro il 1970, al momento dello scioglimento dei Beatles, John era considerato la persona più famosa al mondo, un idolo che ispirava sogni di rivoluzione musicale e sociale.
La Carriera Solista: Pace, Amore e “Imagine”
Dopo i Beatles, Lennon non si fermò. Nel 1970 sposò Yoko Ono, l’artista avanguardista che lo spinse verso l’attivismo. Album come “John Lennon/Plastic Ono Band” (1970) furono catarsi personale, con urla di dolore per l’infanzia perduta in “Mother”. Ma fu “Imagine” (1971) – con quel piano etereo e il messaggio utopico di un mondo senza confini – a renderlo un’icona globale della pace, mentre il Vietnam infuriava.
Bed-in per la pace con Yoko, marce contro Nixon: Lennon era un profeta hippie, ammirato per il coraggio di mescolare arte e politica.Gli anni ’70 furono altalenanti: “Double Fantasy” (1980) segnò il suo ritorno dopo un ritiro di cinque anni per crescere il figlio Sean. Sembrava pronto per un nuovo capitolo, ma il destino aveva altri piani.
La Tragedia: L’8 Dicembre 1980 e l’Ombra di Mark David Chapman
Alle 22:50 dell’8 dicembre 1980, fuori dal Dakota Building a New York – l’elegante palazzo dove viveva con Yoko e Sean – John Lennon firmò un autografo a un fan venticinquenne: Mark David Chapman. Pochi minuti dopo, mentre tornava dalla sessione di registrazione, Chapman estrasse una pistola calibro 38 e sparò cinque colpi alle spalle di Lennon, colpendolo al torace e al braccio.
Trasportato al Roosevelt Hospital, John morì alle 23:15 per emorragia massiccia, all’età di 40 anni.
Chi era Chapman? Un ex guardia di sicurezza dell’Hawaii, ossessionato dai Beatles ma divorato da un’insicurezza patologica. Cresciuto in una famiglia disfunzionale, tentò il suicidio nel 1977 e idolatrava figure come J.D. Salinger (il cui “Il Giovane Holden” lo ispirò a vedere Lennon come “falso”).
Arrivato a New York il 6 dicembre, lesse “Il Giovane Holden” e decise di “uccidere il falso”: per lui, Lennon era un ipocrita ricco che predicava pace ma viveva nel lusso. Dopo l’omicidio, Chapman non fuggì: lesse ad alta voce il libro alla polizia, dichiarando: “Mr. Lennon è morto”.
Il Destino di Chapman: Una Prigione a Vita
Processato nel 1981, Chapman si dichiarò colpevole di omicidio di secondo grado, evitando la difesa per infermità mentale. Condannato a 20 anni a vita, fu inviato al Green Haven Correctional Facility.
Ha richiesto la libertà condizionale 14 volte, l’ultima negata a settembre 2025: la commissione ha citato il rischio di “ulteriore violenza” e il trauma irrisolto per le vittime, inclusa Yoko Ono.
Oggi, a 70 anni, Chapman rimane in cella, un fantasma pentito che ha espresso rimorso ma non cancellato il dolore.
L’Impatto: Un Lutto Globale che Cambiò Tutto
La notizia si diffuse come un fulmine: alle 23:15, ABC News interruppe la programmazione, e il mondo si fermò. Fan in lacrime affollarono il Central Park, accendendo candele e cantando “Imagine” in veglie spontanee che durarono giorni.
A Liverpool, migliaia marciarono; a New York, l’obelisco di Strawberry Fields divenne un santuario eterno. Il lutto fu viscerale: per i baby boomers, era la fine dell’innocenza hippie; per i più giovani, un reminder della fragilità delle icone.
Celebrità come Elton John (che dedicò “Empty Garden” a lui) e politici parlarono di perdita culturale; le vendite di dischi schizzarono, e la pace divenne un grido più urgente.
In Italia e oltre, radio e TV piansero un “fratello maggiore” che aveva soundtraccato la giovinezza. Quel dolore collettivo – shock, incredulità, poi elaborazione – rafforzò il messaggio di Lennon: l’amore vince l’odio, ma la violenza ruba troppo presto.
E Se…? Un’Ipotesi per un Mondo Diverso
Immaginate: e se Chapman non avesse premuto il grilletto? John, a 85 anni oggi, forse ancora sul palco con Yoko, magari una reunion dei Beatles sopravvissuti per un concerto benefico contro il clima. Avrebbe prodotto album sperimentali con Sean, influenzato generazioni con attivismo digitale – contro guerre, razzismo, per i diritti LGBTQ+. “Double Fantasy 2.0” poteva essere un inno al ritorno, e il suo sarcasmo avrebbe smascherato ipocrisie moderne. Senza la tragedia, Lennon sarebbe un nonno saggio, non un martire: la musica più innovativa, la pace più tangibile. Ma è solo un sogno – o, come direbbe lui, un “working class hero” che continua a ispirare.
John Lennon ci ha lasciato, ma la sua voce riecheggia: “Give peace a chance”. In questo anniversario, accendiamo una candela e cantiamo. Per lui, per noi.








