IL PASSO CARRABILE SPIEGATO E RACCONTATO CON UNA STORIA

Il Passo Carrabile spiegato con una storia

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di Nico Colani

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Era una di quelle mattine d’autunno piemontese, con il cielo grigio che premeva sulle strade affollate e un’aria umida che si insinuava ovunque, rendendo ogni cosa un po’ più pesante. Nico, titolare di un piccolo locale, parcheggiò la sua Panda scassata a un isolato di distanza dal locale. Non era la prima volta che doveva fare così: l’ennesima auto, una berlina metallizzata, bloccava l’accesso al suo passo carrabile. Il cartello bianco e rosso con la scritta “Passo carrabile” sventolava inutilmente al vento, ignorato come un monito dimenticato.

Sbuffando tra i denti, Nico estrasse il telefono dalla tasca della giacca. “Basta, stavolta documento tutto”, mormorò tra sé, mentre inquadrava la targa della vettura intrusa. Il clic della fotocamera echeggiò nel silenzio relativo della via, interrotto solo dal rombo lontano di una vettura. Ma nello stesso momento, un ululato acuto squarciò l’aria. “Ehi! Che diavolo sta facendo?!”

L’uomo che stava al momento arrivando, un tipo sulla quarantina brizzolato e un’aria da chi ha sempre la risposta giusta in tasca, si precipitò con spocchia dicendo. “Ha fotografato la mia targa? Sa che la posso denunciare per violazione della privacy? La porto in tribunale, altroché!”

Nico, con la calma di chi ha già perso il conto delle volte in cui aveva dovuto chiamare i vigili, ripose il telefono in tasca e indicò con un gesto stanco il cartello. “Guardi, forse non l’ha visto. È un passo carrabile autorizzato. Le chiedo solo di spostarsi, per favore. Ho bisogno di entrare e per sicurezza l’accesso è l’uscita deve essere sempre libera senza che io debba andare in giro per il paese a cercare il proprietario della vettura.”

L’uomo non si mosse. Anzi, gonfiò il petto, come un avvocato da talk show pronto a difendere l’indifendibile. “Visto? Ma per favore! E poi, è vietato parcheggiare solo poco tempo? O se si blocca il transito per ore. Io sono qui da cinque minuti, e non vedo mai nessuno entrare o uscire da quel buco. Dovrebbe piantarci una tenda lì fuori per dimostrare che ci passa qualcuno!”

Nico sentì la stizza montare, ma tenne la voce bassa, educata. “Signore, non è una questione di ‘vedere o non vedere’. Il Codice della Strada è chiaro: divieto assoluto di sosta allo sbocco di un passo carrabile. Non devo dimostrare niente a nessuno; devo solo poter avere la libertà di accedere o uscire quando voglio. Sposti la macchina, la prego.”

Ma l’uomo, con quel piglio saccente che Nico aveva imparato a riconoscere nei trasgressori seriali – veri e propri esperti fai-da-te di normative, privacy e buon senso –, non mollava. “E quella foto? La sto registrando, sa? Chiamo i carabinieri ora stesso! Lei sta violando i miei diritti!” Tirò fuori il proprio telefono, anzi ci ripensò e disse a Nico in modo strafottente che gli avrebbe dato lui in numero per chiamare i carabinieri.

Il battibecco si protrasse per minuti che parvero eterni: l’uomo che pontificava su “parcheggi temporanei” e “mancanza di disturbo reale”, Nico che ripeteva, paziente ma con gli occhi che tradivano la fatica, che il passo carrabile non era un optional, ma un diritto conquistato con pratiche, bolli e canoni annuali.

Alla fine, il tipo imprecò che era una caratteristica degli abitanti di quel paese di essere intolleranti, uno di chi poteva chiedere chiedendo scusa, senza pensare di essere al di sopra di tutto.

Mentre l’auto si allontanava con un rombo indignato, Nico entrò finalmente nel suo locale, con un sospiro di sollievo. “Tipico”, pensò. “Nel DNA degli italiani: non accettare di essere ripresi, e sapere sempre di più degli altri”. Ma lui sapeva che, regole alla mano, aveva ragione. E quella foto? Sarebbe finita dritta al verbale, senza un briciolo di dramma.

Ora che abbiamo rivissuto una scena fin troppo comune – e frustrante – per i titolari di passi carrabili, passiamo a spiegare cos’è esattamente questo “accesso” tanto conteso, come ottenerlo legalmente, i costi associati e le regole che lo governano. Basandoci sul Codice della Strada (artt. 22 e 158) e sulle normative comunali, ecco una guida chiara e pratica.

Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti non è puramente casuale.

Cos’è un passo carrabile e come deve essere rispettato dagli automobilisti

Un passo carrabile è un accesso veicolare da una strada pubblica a un’area privata (come un garage, un negozio o un’abitazione), autorizzato dall’ente proprietario della strada (solitamente il Comune, o ANAS per strade statali). Non è un semplice “ingresso”: è una concessione che occupa suolo pubblico, segnalata da un cartello specifico (rettangolare, arancione, con scritta “Passo carrabile” in nero e l’indicazione dell’ente autorizzante in alto, e il numero progressivo in basso).

Secondo l’art. 158 del Codice della Strada, “è vietato assolutamente parcheggiare o sostare allo sbocco del passo carrabile”, anche per brevi periodi o se “non si disturba nessuno”. Questo divieto vale per tutti: pedoni, ciclisti e, soprattutto, automobilisti. La sosta blocca il transito, creando pericolo per la circolazione. La multa per violazione va da 41 a 168 euro, con possibile rimozione del veicolo. Inoltre:

– Il passo deve essere pavimentato e distante almeno 12 metri dalle intersezioni o curve, e 5 metri da altri passi carrabili.

– Senza cartello o autorizzazione, non si può vietare il parcheggio: è come se non esistesse.

Gli automobilisti devono interpretarlo come un “no parking” rigido: se vedete il cartello, passate oltre. Ignorarlo non è “furbizia”, ma infrazione, e giustificazioni come “non vedo movimento” non reggono in giudizio.

Può il proprietario posteggiare davanti al suo passo carrabile?

No, “è vietato anche al titolare del passo carrabile parcheggiare o sostare davanti al proprio accesso”, salvo rare deroghe concesse dal Comune (ad esempio, per motivi di accessibilità o in zone con permessi speciali). Il passo è concesso per il *transito* (entrata/uscita), non per la sosta, che continuerebbe a occupare suolo pubblico senza motivo. Parcheggiare lì equivarrebbe a una violazione del proprio titolo concessorio, con sanzioni fino a 500 euro e possibile revoca dell’autorizzazione. In pratica, il proprietario deve usare parcheggi alternativi, proprio come chiunque altro.

Procedura per ottenere un passo carrabile

Per regolarizzare un accesso, seguite questi passi (variano leggermente per Comune, ma il processo è standard):

1. **Verificate i requisiti**: L’accesso deve essere sicuro (larghezza min. 2,75 m, pavimentazione regolare, assenza di ostacoli). Non si può aprire su marciapiedi pedonali puri o in zone vietate.

2. **Presentate la domanda**: Al Servizio Edilizia o SUAP (Sportello Unico Attività Produttive) del Comune (o ANAS per statali). Usate il modulo ufficiale, allegando:

– Planimetria catastale e rilievo del lotto.

– Foto dell’area.

– Dichiarazione di proprietà o titolo (comodato, ecc.).

– Marca da bollo da 16 euro.

– Diritti di istruttoria (es. 62 euro a Prato).

3. **Istruttoria**: Il Comune verifica conformità urbanistica e viabilistica (tempi: 30-60 giorni). Potrebbe richiedere un tecnico per progetto.

4. **Rilascio**: Ricevete l’autorizzazione, il contrassegno e il cartello (da esporre obbligatoriamente). Il costo del cartello è circa 40 euro.

5. **Annullamento**: Se non lo usate più, richiedete revoca per evitare canoni inutili.

Potete delegare a un geometra o ingegnere per semplificare.

Costi annuali e iniziali

– **Iniziali**: Bollo 16 euro + diritti (50-100 euro) + eventuale cauzione (fino a 500 euro, rimborsabile) + cartello 40 euro. Totale: 100-300 euro, più tecnico se serve.

– **Annuali (canone COSAP/TOSAP)**: Obbligatorio per occupazione suolo pubblico. Varia per Comune, zona e dimensioni (solitamente per profondità, non larghezza). Esempi: 20-50 euro/mq in periferia, fino a 100+ in centro; a Milano o Roma, da 100 a 500 euro/anno per un garage standard. Pagatelo entro scadenza (solitamente gennaio) per evitare more.

Nel caso del racconto: può il posteggiatore abusivo denunciare il proprietario per la foto?

No, “il titolare del passo carrabile non rischia denuncia per aver scattato una foto alla targa dell’auto abusiva”, purché la usi solo come prova per segnalare l’infrazione alle autorità (es. Carabinieri o Polizia Municipale). La Cassazione ha chiarito che fotografare un veicolo in divieto di sosta non viola la privacy se finalizzato a tutelare un diritto legittimo (come il libero transito), e la targa non è “dato personale sensibile” in questo contesto. Anzi, è una prova valida per il verbale.

Attenzione: se la foto viene diffusa pubblicamente (es. sui social) senza oscurare la targa o ottenere consenso, allora sì, possibile querela per trattamento illecito di dati (art. 167 D.Lgs. 196/2003), con pene fino a 6 mesi di arresto o ammenda. Nel racconto, Nico l’ha usata privatamente: zero rischi. L’abusivo, invece, ha torto marcio per il parcheggio – e nel caso chiamare i Carabinieri avrebbe solo accelerato la multa! FATT

N.B: La procedura per ottenere il passo carrabile e i costi e le sue regole potrebbero variare in un periodo successivo alla data dell’articolo, come potrebbero essere differenti da comune a comune, poiché dipendono dalle specifiche regolamentazioni di ciascun comune.

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