I sindaci per la transizione energetica a Palazzo Madama: una interessante proposta dall’Acquese

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Mercoledì 16 aprile al Senato 30 Sindaci in rappresentanza di 223 Sindaci per la Transizione Energetica hanno presentato un documento/appello ai colleghi, ai parlamentari ed ai cittadini.

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I Sindaci hanno ribadito con forza che sono a favore delle energie rinnovabili ma chiedono più poteri. In questi anni i Sindaci sono stati completamente messi da parte da ogni decisione sulla localizzazione di impianti di energia rinnovabile.

Le nuove forme di energia verde, in particolare le risorse solari ed eoliche costituiscono un’importante risorsa per la tutela dell’ambiente globale, rappresentano al tempo stesso una sfida alla capacità di integrazione e tutela del paesaggio italiano, così fortemente “storicizzato”, a causa della forte presenza “visiva” degli elementi tecnologici che caratterizzano questi impianti di produzione energetica.

Occorre quindi pensare ad una convivenza armoniosa di questi due elementi, stabilendo una serie di principi che consentano di tutelare il segno della storia sull’ambiente e al tempo stesso consentire la ricaduta positiva del progresso tecnologico dell’energia “verde”.

Il messaggio che hanno trasmesso quindi i Sindaci è a sostegno delle FER, ma con criterio: “Il paesaggio non può essere sacrificato alla speculazione”.

Per la zona acquese ha partecipato il Comune di Montechiaro d’Acqui, nella persona del vice sindaco Marco Nani, e il Comune di Denice, nella persona di Giuseppe Mastorchio, che hanno proposto al Coordinamento Nazionale un nuovo modo di intendere il paesaggio italiano e quindi un nuovo modo di viverlo, lavorarlo e tutelarlo.

“Il paesaggio italiano è un capolavoro di vigne e castelli”, ricorda Nani, citando Carducci, “e sarebbe un errore irreversibile snaturare il nostro patrimonio naturale e culturale con un’installazione indiscriminata di pannelli fotovoltaici e pale eoliche”.

La proposta che arriva dal Basso Piemonte quindi, che si aggiunge a quelle dei colleghi di ogni parte d’Italia, quali maggiori incentivi alla locazione su tetti e infrastrutture già esistenti ed utilizzo di cave, miniere e zone contaminate, è quella di “dare maggior spazio discrezionale nelle decisioni agli enti deputati alla salvaguardia e tutela del patrimonio storico artistico e culturale, quali le Sopraintendenze, in modo da preservare la grande storia che ha reso i territori quelli che conosciamo noi oggi. Solo guardando al passato si può costruire un futuro migliore in cui vivere”.

I sindaci sottolineano quindi la necessità di un piano condiviso e partecipato, che tenga conto delle specificità dei territori e della loro vocazione paesaggistica, agricola e culturale.