L’Assemblea Generale 2025 di AVIS, svoltasi al Brixia Forum di Brescia, ha confermato un trend positivo che supera le aspettative: donazioni e donatori hanno oltrepassato i livelli pre-pandemici, segnando un traguardo storico per l’associazione. Con 1.311.775 soci al 31 dicembre 2024, AVIS non solo ha recuperato il terreno perso durante l’emergenza Covid, ma ha addirittura superato i numeri del 2019. Un risultato straordinario, accompagnato da un record di donazioni: oltre 2 milioni (2.014.044 per l’esattezza), con una menzione speciale per la plasmaferesi, che ha raggiunto quota 322.157, ben 60mila in più rispetto al 2019. «Questi dati dimostrano che AVIS è un’associazione solida, capace di affrontare le difficoltà e di guardare al futuro con ottimismo», ha dichiarato il presidente nazionale Gianpietro Briola. «La nostra forza sta nell’unità e nella generosità di migliaia di donatori che ogni giorno contribuiscono al benessere collettivo. Ma non possiamo fermarci qui: le sfide da affrontare sono ancora molte». Tra queste, l’autosufficienza nazionale dei farmaci plasmaderivati e l’aumento dei donatori giovani, fondamentali per garantire un ricambio generazionale in una società che invecchia. La tre giorni di lavori si è conclusa con una tavola rotonda dal titolo “Il dono che include”, dedicata al tema della donazione tra i cittadini di origine straniera e al loro coinvolgimento nella vita associativa. Alice Simonetti, componente dell’Esecutivo AVIS e referente per le politiche internazionali, ha sottolineato l’importanza di promuovere la cultura del dono come strumento di integrazione. «La donazione di sangue è un gesto universale che unisce persone di diverse culture», ha spiegato. «Favorire la partecipazione dei nuovi cittadini non è solo una questione di numeri, ma di valori condivisi». Al dibattito hanno preso parte anche Chiara Agostini, ricercatrice di “Percorsi di secondo welfare”, e Francesca Pozzi del CIRMiB, che hanno analizzato le sfide dell’accoglienza in un contesto di crescente instabilità globale. «Le istituzioni e il Terzo settore devono lavorare insieme per creare percorsi inclusivi», ha osservato Agostini. «La donazione può essere un ponte tra culture diverse, ma servono politiche mirate e una comunicazione efficace». A seguire è stato proiettato un video dedicato a FrancigenAVIS, il cammino della solidarietà che unisce spiritualità e impegno sociale, giunto quest’anno alla terza edizione. Un’iniziativa simbolica che rappresenta perfettamente lo spirito di AVIS: un’associazione che non si limita a raccogliere sangue, ma costruisce comunità. Dopo gli interventi del presidente Briola, che ha ribadito l’impegno di AVIS nel sostenere il sistema trasfusionale italiano, la serata si è trasformata in un momento di festa grazie alla performance della Rusty Brass Band, che ha allietato i partecipanti con un repertorio coinvolgente. Un finale spettacolare per un’assemblea che ha lasciato spazio non solo ai numeri, ma anche alle storie, alle sfide e alla passione di chi crede nel valore del dono. Dalla Provincia di Alessandria ha partecipato una delegazione composta, oltreché dal Presidente Piero Merlo, da Luca Beccaria, Paola Bertolino (regionale), Monica Meneghello (regionale e provinciale), Monica Pozzi, Danilo Scalercio e Giuseppe Tolomei. La loro presenza ha testimoniato l’importanza di una rete associativa radicata su tutto il territorio nazionale, pronta a raccogliere le sfide del futuro. I dati presentati a Brescia raccontano una storia di resilienza e speranza. Dopo anni di incertezze, AVIS ha dimostrato di saper ripartire più forte di prima, con numeri in crescita e una visione chiara: raggiungere l’autosufficienza anche nell’ambito dei farmaci plasmaderivati e avvicinare i giovani alla donazione. Ma il messaggio più importante è un altro: solo insieme si possono superare le difficoltà. Come ha ricordato Briola, «la solidarietà non è un atto isolato, ma una catena di gesti che costruiscono il futuro». E mentre l’associazione si prepara alle prossime sfide, una cosa è certa: il dono del sangue resta, oggi più che mai, un pilastro della sanità e un simbolo di civiltà. Perché, come dimostrano i numeri del 2024, in Italia c’è ancora tanta generosità. E AVIS continuerà a custodirla, un donatore alla volta.