Cosa resta dell’eredità di Franco Basaglia a 100 anni dalla sua nascita

Visite: 55
Tempo di lettura:2 Minuti, 15 Secondi

“E mi no firmo (io non firmo) è la frase in dialetto veneto che Franco Basaglia usava per non autorizzare
l’uso della contenzione sui propri pazienti psichiatrici. Non si trattava di un semplice diniego – dicono
Alberto Deambrogio di Rete delle Alternative e Mirko Oliaro della CGIL- perché quelle parole contenevano tutta la dirompente forza di una strategia per riformare l’ambito della salute mentale, per ribaltare totalmente un sistema (quello dei manicomi) in cui la persona scompariva, era ridotta a cosa, a problema di ordine pubblico”.
“A 100 anni dalla nascita del grande psichiatra veneziano, intendiamo fornire a Casale Monferrato e al suo
territorio un’occasione non solo per omaggiarne la figura e farla conoscere anche alle generazioni più
giovani, ma anche per capire cosa resta oggi della sua impegnativa eredità”.
“Franco Basaglia è stata una persona davvero capace di analizzare gli enormi problemi che la medicina
ufficiale e la società del tempo non volevano affrontare: laddove la società non voleva vedere il
trattamento inumano dei “malati di mente”, nell’incapacità della psichiatria tradizionale di affrontare una
vera cura (i “pazzi” venivano rinchiusi e molto spesso trattati con elettroshock), Basaglia ha sperimentato
un metodo alternativo: voleva che gli stessi suoi pazienti fossero protagonisti della propria guarigione,
liberazione e rinascita”.
“Basaglia è stato uno sperimentatore, un lottatore e sapeva molto bene che non avrebbe mai potuto
cambiare le cose da solo; per molti aspetti lo si può riconoscere tra gli attori di spicco del lungo ‘68 italiano, al cui termine videro la luce sia la legge 180/78 (la riforma Basaglia, appunto, che decretò la chiusura del manicomio), sia la legge 833/78 (la riforma che diede vita al Servizio Sanitario Nazionale)”.
“Gli anni che ci dividono da quelle conquiste hanno portato con loro un complessivo peggioramento delle condizioni economico finanziarie, sociali e culturali, che le resero possibili. Nel tempo in cui si preferisce spendere sempre di più per gli armamenti e meno per la salute, si fa avanti addirittura una proposta di legge che vorrebbe riaprire i manicomi e, in ogni caso, sono sempre più in difficoltà i servizi psichiatrici territoriali, gli operatori, i pazienti e le loro famiglie”.
“Per trattare questa duplice tematica, il ricordo, l’omaggio a Basaglia e la situazione critica in cui si trova a
vivere la sua eredità riformatrice ed emancipatrice – concludono Deambrogio e Oliaro – abbiamo invitato
due donne, che hanno una solida formazione professionale e da molto tempo lavorano sul campo,
conoscono i nodi da affrontare quando si parla di salute mentale. Invitiamo tutte e tutti, dunque, ad
incontrare Caterina Corbascio (medica e psichiatra) e Anna Maria Accetta (psicologa in un Centro di Salute Mentale), mercoledì 6 novembre, alle ore 21.00, presso la Camera del Lavoro di Casale Monferrato in via Galeotto del Carretto, 10”.