Il taser non è sicurezza: Alessandria doveva (e poteva) scegliere un’altra strada
La decisione del Consiglio comunale di Alessandria, che nella seduta del 23 ottobre ha approvato la dotazione del taser alla Polizia Locale, conferma purtroppo una deriva securitaria che non condividiamo.
Avevamo già espresso forte preoccupazione quando la Giunta Abonante aveva annunciato questa scelta. Con il voto favorevole del Consiglio, si imbocca una strada che non aumenta la sicurezza, ma rischia di minare la fiducia tra cittadine, cittadini e forze dell’ordine locali.
Naturalmente, le forze politiche di minoranza non hanno perso occasione per rivendicare come propria l’idea dei taser alla Polizia Locale. Insomma, invece di confrontarsi nel merito e proporre soluzioni efficaci per la sicurezza reale delle persone, si preferisce inseguire slogan e competere su chi è “più duro”. È un approccio che alimenta paura e divisione, non sicurezza e coesione sociale.
La cronaca ha già dimostrato quanto l’uso del taser possa essere pericoloso, soprattutto in assenza di conoscenze certe sulle condizioni di salute delle persone colpite. È un’arma che può avere conseguenze mortali e che rischia di trasformarsi in uno strumento che accresce le tensioni invece di ridurle.
La sicurezza non si costruisce armando ulteriormente gli agenti, ma garantendo loro condizioni di lavoro adeguate: formazione, prevenzione, organici sufficienti e supporto professionale. Servono più operatori, non più armi.
E che altre strade siano possibili lo dimostra anche la recente scelta del sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, che ha ricordato come i corpi di polizia locale svolgano funzioni di supporto e non abbiano compiti di pubblica sicurezza. Dotarli di armi come il taser non sarebbe quindi coerente con la loro missione, che riguarda la gestione del territorio e la prossimità ai cittadini, non il contrasto al crimine.
Se anche in una città complessa come Torino si può perseguire un modello diverso, fondato sulla prossimità e sul rafforzamento dei servizi, allora anche Alessandria può e deve scegliere una via alternativa.
Noi continuiamo a pensare che la sicurezza sia un diritto sociale e collettivo. È dare diritti, reddito, case, trasporti, istruzione, aria pulita, stabilità, partecipazione. È trasformare la rabbia in cittadinanza, attraverso un lavoro lento, paziente e collettivo di cura e prevenzione. Senza scorciatoie.