L’ANGOLO DEL LIBRO. “LA PARTE DELL’ALTRO”: come sarebbe stato se…

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«Adolf Hitler: respinto», «Adolf H.: ammesso»,  due distinti incipit per un capitolo intitolato “L’attimo che ha mutato il corso della storia”. Da qui prende il via la doppia narrazione del romanzo di Eric-Emmanuel Schmitt  “La parte dell’altro” (2004) che mette a confronto la Storia così come la conosciamo con il “come sarebbe stato se…”.

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L’autore non si limita in questo libro a ipotizzare un’alternativa fantasiosa ai fatti accaduti in Europa nel ‘900 ma va oltre.  Attraverso un abile lavoro di scavo nella personalità di Hitler, Schmitt indaga l’animo umano per mostrare come dentro a ciascuno di noi si giochi una partita fra il bene e il male e come sia ques’ultimo a prevalere al verificarsi di determinate circostanze. 

Il personaggio chiamato Adolf H. si trova ad affrontare problemi analoghi a quelli del giovane Hitler, comprese certe difficoltà di relazione con gli altri che affondano le radici nell’infanzia. A differenza di Hitler però, Adolf H. si fa carico dei suoi limiti, cerca di superarli e sviluppa così il lato migliore della sua personalità, finendo con il costruire sull’empatia verso gli altri il senso della propria esistenza. Facendo scorrere la storia su un binario parallelo, Schmitt ci mostra cosa succede quando questo non avviene, quando si preferisce scaricare sul prossimo la responsabilità dei nostri insuccessi. La parabola di ascesa e caduta di quello che diventerà tristemente famoso come Führer sta lì a dimostrarlo. L’autore la analizza al microscopio incrociandola con i personaggi storici che condivisero con Hitler la sua follia e il tragico finale e ci fa vedere come l’Hitler che noi conosciamo sia nato dall’umiliazione, dalla ripicca, dall’odio, dal desiderio di vendetta.

Il parallelismo tra i due personaggi segue l’ordine cronologico degli eventi. Anche Adolf H. inizialmente fatica ad affermarsi come pittore e vive la stessa l’esperienza in trincea ma nell’incrociare la Storia, a differenza di Hitler che inseguirà i suoi sogni deliranti, Adolf H. riuscirà a farsi strada nelle avanguardie artistiche parigine per poi vivere una vita di alti e bassi come capita un po’ a tutti. 

Il romanzo “La parte dell’altro” mette in evidenza le due alternative possibili per orientare la nostra esistenza. Adolf H. è apertura al mondo, ricerca dell’altro. Hitler è fuga dall’altro. 

«L’errore che si fa con Hitler» – scrive l’autore – è di considerarlo un individuo eccezionale, un mostro fuori dalla norma, un bruto senza eguali. Invece è un essere normale. Normale come il male.». Nell’affermare questo Schmitt si chiede quanto siamo al «riparo da falsi ragionamenti, semplificazioni, preconcetti, dall’infliggere il male in nome di ciò che si crede bene», una domanda che rimane senza risposta, che rimane sospesa nell’aria. 

A distanza di vent’anni dall’uscita del libro la domanda ci pare più che mai attuale e giustifica la proposta di rilettura di quest’opera che continua a meritare attenzione.