L’ANGOLO DEL FILM – “DIAMANTI”, omaggio alle donne, omaggio al cinema

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Il cinema, nel cinema, per il cinema. Sì, è così. Özpetek, nel suo ultimo film “Diamanti”, ci offre un gioco di concatenazioni che parte dalle scene iniziali in cui il cinema si crea (incontro del regista con il gruppo di attrici che reciterà per lui), per passare al film stesso (ambientato in una sartoria specializzata in costumi) e poi concludere negli spazi ormai vuoti in cui il film è stato girato. Spazi che, da adesso in poi, diventeranno memoria e resteranno per sempre quelli colorati ed eleganti della sartoria delle sorelle Canova, luogo magico ispirato alla storica Sartoria Tirelli frequentata da Özpetek quand’era giovane aiuto-regista. In omaggio al lavoro artistico dei costumisti, un’eccellenza italiana che ha conquistato nel tempo ben 10 Oscar, il regista mostra sullo schermo gli abiti originali di un maestro come Piero Tosi (cinque candidature) realizzati per le pellicole di Luchino Visconti Il Gattopardo, Morte a Venezia, L’Innocente, Ludwig.

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Ma quello che attira di più il pubblico è altro, è l’alchimia che il regista ė riuscito a creare con un cast d’eccezione su cui svettano le interpretazioni di Jasmine Trinca, Vanessa Scalera e Luisa Ranieri, mentre Mara Venier ci regala i momenti più teneri nel suo ruolo marginale di cuoca e Geppi Cucciari quelli più divertenti, capaci di graffiare con ironia i luoghi comuni sulle donne.

Mentre proseguono le polemiche delle opposte fazioni, chi elogia il film per la sua rappresentazione del mondo femminile e chi critica il regista per i dialoghi e le troppe tematiche, appena sfiorate e non approfondite, ecco che “Diamanti” prosegue la sua cavalcata al botteghino, rivelandosi un successo inaspettato che ha già superato i 10 milioni di incassi e un milione e mezzo di spettatori in sala, il titolo di maggior successo fra quelli usciti in Italia nel 2024.

Passaparola? Recensioni positive? I fans di Özpetek sono felici di aver ritrovato il loro regista al meglio, con il suo tocco di melodramma, le sue storie di sentimenti, le tavolate che ci raccontano un modo di concepire la vita e il cinema inteso come una grande famiglia. Nel parlare del suo lavoro come di un’arte fatta per incontrare il pubblico, il regista afferma «L’arte va condivisa, se non è condivisa non ė più niente». Così Diamanti ha trovato nel suo pubblico chi apprezza la capacità di Özpetek di parlare di donne alle donne, di restituire le dinamiche complesse di un luogo di lavoro mettendo in rilievo i momenti di tensione e di asprezza nei rapporti fra singole persone, così come la capacità di superare tutto questo quando si tratta di far squadra e di recuperare gli affetti famigliari. Un film di buoni sentimenti che non ha paura di riconoscere l’esistenza di un’etica del lavoro e di una solidarietà tutta femminile e di valorizzare le qualità di tenacia e resilienza per superare paure, frustrazioni, rimpianti e fragilità, per farsi “diamanti”, pietre preziose per la loro durevolezza e la loro luminosità.