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di Patrizia Monzeglio

Con l’immaginazione puoi partire da una idea e arricchirla di dettagli per farla sembrare una storia
vera, oppure puoi sfuggire alla realtà, quando questa risulta incomprensibile, rifugiandoti nella
fantasia. È per sottrarsi alla realtà che lo circonda che Emilio, il piccolo protagonista del film “Ho
visto un re”, si inventa un mondo tutto suo, dove tutto è buono, divertente, una specie di gioco.
Emilio, figlio del Podestà di un piccolo paese, subisce l’educazione impartita da un padre ottuso
che vorrebbe fare di lui un vero fascista, in un’Italia imbevuta di retorica che inneggia alle
conquiste coloniali.
Giorgia Farini ha scritto il soggetto del film partendo da un fatto vero, per quanto surreale,
accaduto nel 1936 mentre era in corso la guerra in Etiopia. Un prigioniero etiope, rampollo di una
nobile famiglia, viene mandato in un paesino di provincia e affidato al Podestà nella speranza di
ottenere importanti informazioni sulle tribù ribelli del suo paese. Il Podestà, volendo isolarlo dagli
altri abitanti perché nero, e quindi di razza inferiore, decide di rinchiuderlo in una voliera nel
giardino di casa sua.
«Ho scelto di realizzare questo film perché ho trovato lo straordinario nel reale, in una storia vera
che sembra quasi impossibile da credere. – dichiara la regista – Raccontarla attraverso gli occhi di
un bambino mi ha permesso di trasformare il dramma in avventura e il diverso in meraviglia».
“Ho visto un re” è una pellicola che fa emergere il tema dell’accoglienza e dell’accettazione che
Giorgia Farini ha approcciato usando i toni lievi della commedia e i contorni magici della fiaba. Il
piccolo Emilio rivede nell’etiope Abraham il suo idolo Sandokan e inizia con lui un’amicizia
superando i pregiudizi degli adulti.
Un film girato con garbo, con cura dei particolari e attenta ricostruzione degli ambienti. Il ricorso
all’animazione, che dà concretezza alle fantasie del piccolo protagonista, aggiunge un tocco di
originalità a una pellicola girata in modo piuttosto tradizionale.
«Le animazioni le abbiamo pensate in tandem con la produttrice Donatella Palermo. – racconta
Farina – Abbiamo pensato insieme quale potesse essere l’incipit giusto di una storia per metà
immaginata da un bambino. Ci siamo ispirate alle tavole che c’erano nei libri di Sandokan, che
erano meravigliose, art nouveau, tutte disegnate. Un’animazione che è volutamente l’immaginario
di un bambino. Mi sembrava il modo migliore per fare entrare lo spettatore fin da subito nella testa
di un bambino».
Nel complesso “Ho visto un re” può dirsi una commedia gradevole ma avrebbe dovuto osare di più
per uscire dai limiti di una caratterizzazione un po’ scontata dei personaggi e da uno sviluppo
piuttosto esile della storia.
Il film è stato presentato al  42° Torino Film Festival “Fuori Concorso”  e uscirà in sala nel 2025
distribuito da Medusa Film.